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renato d'onofrio/architetto





Fondato nel 1993, lo studio con sede in via Ancona n.3 a Marconia di Pisticci (Matera), si interessa di progettazione in senso ampio in quanto tratta la scala architettonica, quella urbana e paesaggistica, ma si interessa anche di urbanistica e pianificazione territoriale, restauro, arredamento e design.
Ogni progetto viene definito in tutti gli aspetti, a partire dalla sua ideazione fino alla messa in opera (dall'idea preliminare alla progettazione dei particolari costruttivi fino alle strutture e agli impianti tecnologici). Grazie alle competenze interne e alle consolidate collaborazioni esterne, lo studio riesce ad ingegnerizzare i progetti e a seguirli nelle varie fasi di cantiere, compreso la scelta dei materiali, le prove di laboratorio, la contabilità e le procedure amministrative.
Il progetto di architettura ha inizio dallo studio del genius loci declinato in termini naturalistici, culturali e antropologici, per procedere al risultato finale attraverso le scelte tipologiche, aggregative e insediative a seconda della scala dell'intervento. Nel percorso, spesso si fa riferimento alla "storia" intesa come bagaglio di conoscenza a servizio del progetto, mai imitata ma interpretata per contribuire a risolvere problemi che il tema progettuale pone ogni volta. Il ricorso alla "citazione" è considerato lecito ma si preferisce la "parafrasi" proprio per avere libertà interpretativa.
Particolare attenzione viene posta al lessico, non solo per parlare con chiarezza, ma soprattutto per progettare con onestà intellettuale e senza equivoci. Termini che il linguaggio corrente considera sinonimi, vengono rigorosamente distinti come è il caso, per esempio, di Paesaggio e Ambiente.
Viene rifiutata l'urbanistica funzionalista dello zoning a vantaggio della pianificazione urbana discendente dalla progettazione urbana in quanto si ritiene che la città fisica sia essenzialmente opera architettonica. Nel considerare il primato della "cultura del progetto" sulla "politica del piano", si pensa che il piano debba essere dato dall'architettura e non viceversa; pertanto si sostiene il metodo che mette al centro il rapporto piano – progetto per giungere alla stesura finale dello strumento urbanistico dopo ripetute verifiche attraverso il progetto architettonico, qui inteso come strumento di conoscenza. Si è convinti che la città non si trasformi con un piano per così dire "generale" ma "per parti". L'intervento su una parte di città non è mai considerato circoscritto perchè consapevoli delle relazioni più o meno complesse e più o meno dirette con altre parti della città anche se a notevole distanza.
Senza improvvisarsi antropologi o scienzati sociali e rimanendo strettamente nell'ambito disciplinare dell'architettura, ogni progetto mette al centro l'uomo nel proprio specifico milieu.
Si rifiuta la mimesi per un progetto di architettura che, anche quando inserito in un paesaggio dal difficile confronto, sappia armonizzarsi ad esso interpretandolo senza infingimenti.
La complessità delle situazioni che rivelano i vari casi, impone un pensiero sul restauro piuttosto ampio. Si rifiuta il restauro stilistico e, tranne che in casi particolari, si rifiuta il criterio del "com'era e dov'era" a vantaggio del "dov'era e non com'era" in quanto si sostiene che ogni opera architettonica sia irripetibile perchè espressione della temperie culturale del proprio tempo. Si sostiene il restauro partendo sempre dalle tre istanze estetica, storica e psicologica che generalmente entrano in gioco.
Al concetto di conservazione continua nel tempo di ogni oggetto architettonico o paesaggistico, si associa quello di valorizzazione che avviene, evidentemente, attraverso il progetto.
Nei contesti storici o al cospetto di un fabricato monumentale, non si teme il confronto con la "storia" ma si stabilisce un rapporto dialogico con essa con l'obiettivo di aggiungere valori.
L'arredamento non è considerato l'ultimo studio da affrontare dopo aver progettato e persino terminato l'opera. Sin dall'inizio dell'atto progettuale, esso è considerato in simbiosi con l'architettura; è pensato insieme alla distribuzione degli ambienti, ai percorsi all'interno degli spazi, all'illuminazione naturale e artificiale, a tutti i materiali che si intende impiegare.
Il carattere generale che ogni oggetto di design deve avere a differenza dell'arredamento pensato per uno spazio e una committenza specifici, predispone a ragionamenti più liberi ma sempre nel solco di quanto sostenuto per le opere architettoniche; anche per il design si ricorre alla storia, all'approccio tipologico e all'analisi linguistica.
Uno degli aspetti fondamentali del fare progettuale è la produzione di un'architettura reale, ossia di un'architettura che sappia esprimere gli oggetti nella propria realtà e non nella realtà di altri oggetti. Con questa posizione, il portico, l'androne, la porta, la finestra, la loggia, ma anche il tavolo, la consolle, la madia, ecc. rimangono nella propria realtà, ossia rappresentano esclusivamente se stessi e non altro. Questo atteggiamento produce opere riconoscibili proprio perchè appartenenti alla proprio realtà: la casa, la chiesa, l'opificio, l'albergo, ecc. Vengono espresse nell'ambito della propria realtà formale anche ricorrendo ad archetipi interpretati senza snaturarne i connotati essenziali.
Da sempre continua la ricerca nei vari ambiti di storia, composizione, tecnologia, linguaggi e tutto quanto concerne il campo della progettazione che rifiuta la dimensione del professionismo a vantaggio di un mestiere svolto nell'accezione del significato di téchne. Lo studio segue con attenzione gli accadimenti internazionali per capirne le portate culturali, per distinguere le mode passeggere dai "segni" destinati a rimanere nella storia, senza dimenticare tuttavia, il portato della tradizione, indispensabile per innervare meglio il progetto al proprio territorio.
La partecipazione a concorsi nazionali ed internazionali di progettazione, la partecipazione ad eventi culturali e persino la organizzazione di alcuni eventi, la publicazione di saggi su riviste specializzate e l'insegnamento in varie Università contribuiscono a dimostrare quanto detto.
Da anni, sono parte attiva dello studio l'ingegnere Raffaele Marra e Giovanbattista Castellucci. Lo studio, tuttavia, conta in un nutrito gruppo di collaboratori che si aggiungono a seconda dei temi progettuali da affrontare.



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