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renato d'onofrio/architetto


2011
Chiesa del Gesù Nuovo, adeguamenti liturgico e funzionale (ipotesi progettuale)
Napoli

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Nella Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia (“Sezione san Luigi” presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale di Napoli), un esercizio accademico sulla chiesa del Gesù Nuovo (1584 - 1725) finalizzato al miglioramento degli impianti liturgico e funzionale secondo le esigenze dei Gesuiti, è stato affrontato con la seguente tematica: "quanto è ancora possibile rendere simile la chiesa di Napoli a quella romana del Vignola (1568 - 1580) considerata la chiesa madre dell'Ordine dei Gesuiti?"
In sostanza è stato affrontato il tema liturgico attraverso un altro di portata maggiore, scaturito sia dalla storia della chiesa napoletana, sia dalla definizione dell’impianto ecclesiologico strettamente legato a quello liturgico.
Il Gesù Nuovo non nasce come chiesa ma come palazzo della famiglia Sanseverino a cui fu confiscato ancora in costruzione da Filippo II di Spagna, come ritorsione al tentativo di congiura che la potente famiglia mise in atto ai danni della casa reale.
L’inizio dei lavori risale al 1584, mentre la confisca avvenne nel 15 dicembre 1592. Il palazzo fu acquistato dai Gesuiti per realizzare una grande chiesa distinta da quella esistente in via G. Paladino in seguito detta “del Gesù Vecchio”. Il progetto della chiesa affidato al padre gesuita Valeriano, dovette adattarsi a quanto era già stato costruito. Per tale ragione, quella napoletana, sebbene coeva alla chiesa del Vignola, si presentava molto diversa e nonostante quella divenne subito il tipo a cui la maggior parte della produzione successiva si ispirò fino agli inizi del Novecento, specie in Italia. L’antesignana della chiesa romana del Gesù, fu quella di Sant’Andrea a Mantova di Leon Battista Alberti, caratterizzata già da una grande aula liturgica e da cappelle laterali al posto delle più diffuse navate laterali, almeno fino a quel momento.
La scelta del tema progettuale è derivata anche dal fatto che, attraverso questa traccia, fosse anche possibile dare risposte concrete alla chiesa napoletana diventata riferimento sia per quanto riguarda le confessioni che qui si celebrano tutti i giorni ad ogni ora, sia per quanto riguarda le visite turistico - culturali dovute alle straordinarie opere del Barocco napoletano.  
Il nuovo impianto ecclesiologico è stato ottenuto rendendo l’aula autonoma dalle navate laterali grazie a plutei disposti lungo i lati. In questo modo il flusso di turisti e devoti, soprattutto quelli di San Giuseppe Moscati, non dovrebbero interferire con i fedeli celebranti la Santa Messa. L’aula è stata separata dalla zona di ingresso che è diventato endonartece grazie alla disposizione delle balaustre rivenienti dal presbiterio. Questo accorgimento torna utile per tenere qui l'area della purificazione: il battesimo e la confessione, quest’ultima grazie a 6 confessionali la cui posizione non crea interferenze con altre attività, soprattutto con la Santa Messa.  Al centro del fonte è il cero pasquale di notevoli dimensioni, rivestito con tessere di ceramica a raffigurare la Colonna di fuoco.
Il presbiterio è avanzato per ingrandirlo e renderlo visibile dall’aula; per continuare a  "leggere" il pregiato pavimento  in marmi policromi, il presbiterio è stato sospeso su una struttura di acciaio e vetro portanti. La mensa ha un grande basamento in Alabastro e la parte alta, sospesa su elementi di acciaio satinato, in cristallo satinato. La sede è in pietra Apricena e Rovere naturale; gli stalli dei concelebranti in Rovere naturale.
L’intervento presuppone lo spostamento dell’ambone antico in altro luogo, verosimilmente nel museo diocesano o in altra chiesa di dimensioni e linguaggio affini a quella di cui si tratta.

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