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renato d'onofrio/architetto


2004
Chiesa San Nicola di Bari, adeguamenti liturgico e funzionale (ipotesi progettuale)
Colobraro (MT)

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Opera di Nicola Pagliara, realizzata tra il 1967 e il 1978, è tra le ultime realizzazioni prima che l’architetto napoletano decidesse di orientare la propria ricerca verso altri riferimenti linguistici tra cui la Secessione Viennese, a cui si è ispirato spesso negli anni successivi.
La chiesa conferma la straordinaria attenzione dell'architetto per i materiali al punto da poter affermare che in Pagliara è la natura della materia a suggerire la costruzione delle forme architettoniche; “Nel pensiero di Pagliara la centralità della materia è assoluta nei confronti della forma e della funzione” (E. Eronico). Con questa opera, la casa <<F>> a Santa Maria di Castellabate (1966) e la villa bifamiliare a Cetara sulla costiera amalfitana (1968 – 1970), Pagliara ricostruisce una “(...) personale <<età della pietra>>” (E. Eronico) cui seguirà negli anni seguenti una sorta di <<età del ferro>> che denota ancora l'attenzione verso la capacità espressiva dei materiali. La chiesa di Colobraro dunque, è un importante elemento per comprendere l'evoluzione del pensiero di Pagliara. Dal punto di vista linguistico, Renato De Fusco la colloca tra i riferimenti espressionisti insieme alle due opere citate e al progetto per l'albergo a marina di Maratea (PZ) del 1969.
Molto interessante è anche la fattura dell'opera, realizzata da maestranze locali dirette dall'impresa edile del geometra Nicola Fabrizio di Matera.
Su richiesta del parroco don Giovanni Lippolis, è stato effettuato un sopralluogo generale da cui sono emerse copiose infiltrazioni di acque meteoriche dalle coperture piane e dai serramenti metallici, è emersa la generale vetustà del calcestruzzo a vista, l'inadeguatezza degli impianti elettrotecnico e termotecnico. Inoltre è stata evidenziata la inadeguatezza del pavimento dell'aula in cubetti di porfido (rovinato da rimaneggiamenti successivi), la non perfetta assonanza alle norme dettate dal Concilio Vaticano II (Sacrosanctum Concilium) dell'impianto liturgico: mensa in legno (opera di Pagliara), ambone a guisa di leggio (prodotto commerciale), sede amovibile in falso Barocco (prodotto commerciale), custodia del Santissimo Sacramento (prodotto commerciale) non ben visibile dall'assemblea.
L'ipotesi di adeguamento liturgico prevede la custodia del Santissimo Sacramento nel muro a destra dei fedeli e l'ambone a sinistra. Inoltre prevede la penitenzieria ricavata a sinistra del vestibolo, disimpegnata con una parete di legno affinché risulti addizionata all'architettura esistente; infine prevede una finestra esterna, nel muro a destra dell'ingresso, grazie alla quale si vedrebbe il fonte battesimale nel battistero già ricavato nel corpo delle scale che conducono al camminamento superiore.
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